In preparazione della missione AMOA, in calendario a novembre, per riallestire la sala operatoria, l’ambulatorio e per attivare un laboratorio per produrre occhiali, Carolina Paltrinieri, collaboratrice dell’Associazione e di “Amici di Adwa” (partner AMOA) si è recata dal 6 al 21 luglio in Etiopia. Questa la sua significativa e toccante testimonianza.
“Sono tornata ad Adwa dopo tre anni, dopo la pandemia Covid e la guerra civile. È stata una missione strana. Oltre a quello di Makallé, l’ospedale della Missione Kidane Mehret di Adwa è l’unico operativo. Ho trovato un paese estremamente povero, sembra di essere tornati indietro di 30 anni. C’è poca gente in giro, in compenso la fame la fa da padrona. Come AMOA abbiamo intrapreso due missioni nel 2019 poi ci siamo dovuti fermare, così come si è stoppata l’attività oculistica. Ora sembrano esserci le condizioni per ripartire a novembre; nel frattempo, ho controllato tutti i nostri macchinari e li ho trasferiti in una nuova area dell’ospedale. La sala operatoria, l’ambulatorio visite, il nuovo laboratorio occhiali vanno attivati quanto prima. C’è un’enorme richiesta. La popolazione vive in situazioni disperate, la gente del luogo e nei campi profughi, che ospitano circa 35mila persone, di cui la metà bambini. Da mesi non arrivano più aiuti umanitari, luce e gas sono praticamente scomparsi”.
“Le persone sono, come sempre, straordinarie. Sin dal mio arrivo gli abbracci sono stati potenti e spesso silenziosi. In ospedale, nelle aule della scuola, nei campi, negli uffici, nei laboratori; varcavo la soglia o svoltavo un angolo e scattavano i gesti d’affetto e i sorrisi. La città non era più come ricordavo. Perché è stata distrutta dalla guerra, ma sono i segni ‘invisibili” quelli più devastanti, la paura nella gente, la povertà e, come detto, la fame. Tantissimi sono i bambini denutriti che affollano le corsie dell’ospedale così come le loro mamme. La missione e l’ospedale, mai come oggi, sono un miracolo di speranza”.