23 Novembre 2024

Camerun, identikit
di un Paese “complesso”
e gli obiettivi della missione AMOA

Dal 29 luglio al 12 agosto il presidente AMOA, Francesco Martelli, e l’ortottista Erika Tenerelli si sono recati in missione in Camerun. Ecco il racconto del loro viaggio.

Obiettivi della missione

Le campagne di AMOA in Camerun sono iniziate 20 anni fa. Da un decennio è iniziata una collaborazione più profonda, in parte con il sostegno alla formazione del personale locale (Emmanuel Graba, anche grazie al contributo di AMOA, è dal 2014 un “cataract surgeon” certificato OPECAT), in parte con il sostegno finanziario (progetto di chirurgia all’Hopital Saint Vincent de Paul, dal 2014), finalizzato all’attività chirurgica ed al supporto medico e chirurgico per i poveri.

Nell’ambito della formazione, Leonce Tsemo, con l’aiuto finanziario di AMOA, ha frequentato un corso annuale di chirurgia della cataratta presso l’ospedale universitario di Banjul-Gambia. Risultava molto importante, in corrispondenza della fine della formazione, fare una campagna chirurgica a Dschang, in modo da condividere sul campo conoscenze e dare un ulteriore impulso alle capacità chirurgiche di Leonce appena finito il corso di studi. Da qui la nostra missione. Abbiamo operato insieme per una settimana e praticato 59 interventi, molti dei quali fatti in autonomia totale da Leonce.

Un altro obbiettivo della missione era la formazione: negli ultimi anni AMOA ha, con le sue donazioni, implementato le dotazioni dell’ospedale con un nuovo ecobiometro, un nuovo apparecchio per il campo visivo automatizzato, un tomografo per il glaucoma, un topografo corneale. Erika Tenerelli, ortottista, ha lavorato intensamente con Carine, Leonce, Briss e Magelan, praticando esami, facendo formazione e condividendo conoscenze.

In ultimo, completato il percorso formativo prima con Emmanuel per la chirurgia, poi con Magelan per l’ottica (sia formazione che donazione di una mola automatica), infine con Leonce per la chirurgia, era necessario fare un punto della situazione e stabilire con Suor Delphine, direttrice dell’ospedale, le strategie per il presente ed il futuro. E così è stato fatto.

Il Camerun

Il Camerun, per le varie popolazioni che lo abitano, nonché per la sua estensione in latitudine, offre dal punto di vista antropologico, morfologico e climatico un esempio di quasi tutti gli habitat africani, ed è stato spesso, giustamente, definito la sintesi dell’Africa.

Le stime identificano da 230 a 282 gruppi etnici e linguistici. I popoli settentrionali sono gruppi sudanesi che vivono negli altipiani centrali e nelle pianure settentrionali, oltre ai Fulani, diffusi nel nord del Camerun. Il sud del Paese è abitato da popolazioni Bantu e Semi-Bantu, così come le zone costiere e equatoriali. Nella foresta pluviale alcune tribù di Pigmei cacciatori-raccoglitori vagano o risiedono in piccoli insediamenti.

I bamiléké sono l’etnia che ha maggiormente mantenuto la cultura originaria e la diffusione delle chefferie (molto presente nell’area di Dschang. I nostri Leonce, Magelan e David lo sono). Una delle tradizioni cui sono fortemente legati è la poligamia (quante simpatiche discussioni abbiamo fatto al proposito!).

La situazione politica attuale è abbastanza complessa. Pur essendo considerata stabile, sono in atto sul territorio camerunense 2 situazioni di guerra civile “calda”.

La crisi nelle regioni anglofone è al sesto anno consecutivo. Ad agosto 2022, 598.000 persone erano sfollate all’interno e almeno 2 milioni di persone necessitavano di assistenza umanitaria nelle regioni nord-occidentali e sud-occidentali. I separatisti, che dal 2017 hanno imposto con la violenza il boicottaggio scolastico, hanno continuato ad attaccare scuole, studenti e professionisti del settore educativo, distruggendo edifici e privando centinaia di migliaia di bambini del loro diritto fondamentale all’istruzione.

I gruppi armati islamisti Boko Haram e la provincia dell’Africa occidentale dello Stato islamico (ISWAP) hanno continuato a compiere attacchi nella regione dell’estremo nord.

Hopital Saint Vincent de Paul di Dschang

È un centro medico ospedaliero all’interno della Grand Mission Catholique di Dschang. Viene brevemente chiamato l’Hopital des Soeurs.

L’Hopital Saint Vincent de Paul è anche un centro autorizzato dal sistema universitario camerunese per la formazione oltre che di infermiere anche di TSO. Ha 92 posti letto, 3 blocchi operatori di cui uno dedicato all’oftalmologia. Sono in forza stabile all’ospedale: 3 medici (2 generalisti ed uno specialista ORL), 2 infermieri anestesisti, 16 infermieri diplomati, 2 TSO, 1 ottico, 4 operatori di laboratorio d’analisi (di cui 2 diplomati), 1 tecnico di radiologia, 1 odontotecnico.

Suor Delphine Matchinde, 53enne suora Figlia della Carità, camerunense, dirige attivamente l’ospedale da 5 anni.

L’oculistica presso l’Hopital Saint Vincent de Paul

L’équipe oculistica è composta da: Leonce Tsemo, TSO, appena certificato che cataract surgeon, responsabile dell’unità. Carine, TSO. Brice Sadeou Feugang, TSO, attualmente distaccato per un semestre a Dschang dall’ospedale universitario di Yaoundé per migliorare la sua formazione. David  Tazebtgou, infermiere, responsabile del blocco operatorio. Magelan Djeufack, ottico.

A Grabem, Garoua, l’ambulatorio con annesso blocco operatorio, allestito da Emmanuel Graba, con il totale supporto di AMOA, è in periferia.

I risultati ottenuti

Dschang: 59 interventi di cui 20 praticati da Leonce. La formazione relativa alle apparecchiature dedicate al glaucoma è stata molto proficua, tale malattia è tristemente diffusa in Camerun.

La collaborazione di tanti anni di attività dei volontari di AMOA e l’autorevolezza conquistata sul campo, l’amicizia solida con molti dei presenti ci hanno permesso proficuamente di affrontare le problematiche che sono emerse tra direzione e personale nella gestione e nell’organizzazione, dando motivazioni e stimoli organizzativi per migliorare ancora.

Garoua: si è consolidato il supporto a Grabem, struttura creata da Emmanuel, in particolare per i poveri. In una regione tra le più povere dell’Africa, di recente sotto la pressione anche dei profughi in fuga dal Sudan.

 

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