23 Novembre 2024

Camerun, l’UNICEF rilancia l’allarme. L’impegno di AMOA non si ferma

Anche il Camerun, così come l’Etiopia di cui abbiamo tratteggiato la situazione di recente su questo sito, vive giorni assai complessi.
È una tragedia silenziosa, lontana dai riflettori della stampa internazionale, ma che ha già provocato la morte di oltre 3.000 persone e più di 30mila sfollati, quella che sta travolgendo il Camerun e che vede contrapporsi le regioni separatiste anglofone e il governo di Yaoundè.
Ciò nonostante l’impegno di AMOA non viene meno. Al progetto attivo da anni all’Hospital Saint Vincent de Paul di Dschang, nel Sud-Ovest del Paese, si aggiunge ora la donazione di apparecchiature oculistiche a Garoua, nel Nord.
Il Nord del Camerun è una zona molto povera della nazione. L’obiettivo di AMOA è quello di replicare attività ambulatoriale e chirurgica anche in una zona così povera e remota nonché iniziare, insieme ad Emmanuel Graba, TSO camerunese e storico collaboratore dell’Associazione, un sostegno finalizzato alla cura medica e chirurgica in quella regione.
La difficile situazione in cui versa il Camerun, oltre ai sempre preoccupanti dati legati alla pandemia (i dati parlano di oltre 80.000 casi, ma l’aggiornamento dei numeri è sempre materia complessa in Africa), è rilanciata dall’UNICEF, che senza sosta prosegue la collaborazione con il governo camerunense e i vari partner locali nelle comunità.
Occorre fornire ai bambini e alle famiglie la protezione essenziale, l’assistenza sanitaria e i servizi educativi – sottolinea l’UNICEF -. La popolazione vive inoltre, ormai da diversi anni, una situazione drammatica, coinvolta nelle violenze dei separatisti anglofoni e dell’esercito camerunense, ma anche del gruppo terrorista di Boko Haram. A questo si aggiunge la situazione economica disastrosa, aggravate dalla pandemia in corso. Come in altri Paesi in Africa, dunque, in Camerun il Covid-19 non ha fatto altro che inasprire un quadro già di suo complesso e tragico per la popolazione civile, in particolare per gli sfollati delle due regioni anglofone a Sud-Ovest e Nord-Ovest del Paese. Ma non solo.

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