La straordinaria storia di Emmanuel Graba, ed il suo forte spirito, sono diventati una fonte di grande ispirazione per tanti giovani africani e per migliaia di pazienti che si trovano in situazioni spesso senza speranza. La racconta Francesco Martelli, presidente AMOA.
“Emmanuel Graba, TSO prima a Dschang e ora a Garoua, è nato nell’ estremo Nord del Camerun, nella zona adiacente quel lago Ciad ormai quasi scomparso per la siccità, in una terra estremamente povera e con un clima che risente fortemente della vicinanza col deserto del Sahel. La maggior parte delle famiglie sopravvive grazie ad un’agricoltura di sussistenza fortemente impattata dal cambiamento climatico che ha portato ad una diminuzione di terre coltivabili aggravando l’insicurezza alimentare, la malnutrizione e le tensioni sociali. Ad aggravare questa già grave situazione, dal 2014 si sono aggiunte le violenze perpetrate dal gruppo terroristico Boko Haram.
Emmanuel è ilrimo figlio del patriarca Chikouakeul, allevatore e coltivatore, e di mamma Damsoulaïe, che purtroppo morì quando aveva solo quattro anni. Il padre, poligamo con altre 25 mogli, si è occupato, per quanto possibile, di lui.
Era il 1987: vedendo gli altri bambini giocare nel cortile della scuola, chiese di iscriversi anche lui. Non era gratuita ed il padre inizialmente si opponeva perché riteneva la scuola un luogo di aggregazione per bambini pigri e benestanti. Successivamente cambiò idea grazie all’intervento di un “angelo vivente”, la direttrice della scuola, che parlò con il genitore e lo convinse anche promettendo una borsa di studio se il figlio fosse stato tra i meritevoli.
In tutti gli anni seguenti, Emmanuel venne “segnalato” perché, essendo come rendimento tra i primi tre della classe, aveva diritto a una borsa di studio e al materiale scolastico. Il sogno di diventare medico nacque quando, bambinetto, vide morire la mamma per un’ustione non adeguatamente curata, nonostante il lungo tempo trascorso in ospedale. Ma servivano raccomandazioni politiche per ottenere l’accesso all’Università e tanto denaro, così dovette “ripiegare” verso la scuola di scienze infermieristiche a Garoua, dove si diplomò nel 2004.
Da infermiere ha iniziato a prestare assistenza all’ospedale Saint Vincent de Paul a Dschang, molto lontano da casa sua, continuando simultaneamente gli studi (altri due anni) per diventare TSO (Technicien Supérieur en Ophtalmologie).
Da studente TSO conobbe i volontari delle missioni AMOA, con i quali instaurò immediatamente un bellissimo rapporto di simpatia, stima e amicizia.
AMOA nel 2014 decise di scommettere sulle sue capacità e di sostenere il corso di studi presso il centro CFOAC di Kinshasa-Congo, che lo portò nel 2015 a diventare un OpeCat (Operatore della Cataratta Certificato).
Negli anni successivi, sempre grazie al progetto di chirurgia in favore dei poveri sostenuto da AMOA, si riuscì ad aumentare notevolmente il numero degli interventi chirurgici e delle visite effettuate nel Cento oculistico dell’HSVP.
Nel frattempo, però, cresceva in Emmanuel il desiderio di tornare a Nord, nei luoghi dove era nato: questo progetto diventò realtà nel dicembre 2018.
Si è realizzato oggi, grazie alla collaborazione con AMOA, il suo sogno. Ha già superato le mille e cinquecento operazioni e molte persone che erano ormai praticamente cieche hanno riacquistato la vista attraverso i nostri sforzi congiunti. Opera con straordinaria sicurezza. Mi affascina sempre il suo rituale di preparazione del blocco operatorio. Con un rigore quasi sacerdotale, pulisce, ordina, organizza, opera. Parlando poco, con lo sguardo ed i movimenti sicuri. In un clima caldissimo (raramente sotto i 35 gradi).
Ha fondato un’associazione, “Vision Grabem”, per la lotta contro la cecità e l’educazione dei bambini vulnerabili.
Ha allestito con il supporto di AMOA un gabinetto di oftalmologia con annessa sala operatoria nel Nord del Camerun, a Garoua, ma l’obiettivo è creare un vero e proprio centro per la cura e la salvaguardia della vista qui dove la gente è poverissima e l’assistenza sanitaria è un sogno.
Ogni giorno Emmanuel visita i malati più gravi, aiuta la sua comunità con la sua professionalità e dedizione, senza distinzione fra ricchi e poveri.
Ha realizzato, davvero, il suo sogno. E AMOA non gli farà mancare il suo sostegno”.