22 Novembre 2024

Kahama, ambulatorio oculistico operativo: “Primo passo, ora va fatto conoscere”

L’ambulatorio oculistico, con le attrezzature inviate da AMOA, ora è operativo. Un primo passo, importante

“L’ambulatorio oculistico, con le attrezzature inviate da AMOA, ora è operativo. Un primo passo, importante. Ora ci sono le possibilità affinché la struttura decolli, ma occorre maggiore informazione, passaparola, un impegno costante, il coinvolgimento di personale locale”.

Così Francesco Ferrara, oculista, di ritorno da Kahama, Tanzania, missione che si è svolta dall’1 all’11 marzo.

“La nostra meta era l’ospedale Matumaini, fondato da Padre Fabbri, che sorge nel villaggio di Bukundamoyo e fa parte appunto del comune di Kahama, situato nel centro nord della Tanzania. Un luogo purtroppo isolato, ai confini con il nulla. Ma l’ospedale, inaugurato nel 2014, è attivo 24 ore su 24 tutti i giorni della settimana, festivi compresi,  e può diventare un punto di riferimento importante per la popolazione locale. La struttura attualmente è dotata di 25 posti letto, 2 sale operatorie, diversi ambulatori e di un laboratorio analisi. Direttore sanitario della struttura è un medico locale, la dottoressa Sr. Salome, specialista in chirurgia. Con la sua presenza fissa alla direzione dell’ospedale, dai prossimi mesi, speriamo che il presidio possa trovare continuità”.

L’intervento di AMOA a Kahama è stato sollecitato dall’associazione “Amici di Beatrice”, per la creazione di un servizio oculistico. Proposta che è stata immediatamente accettata perché attualmente in Tanzania ci sono solo 55 oculisti (1 ogni milione di abitanti), la maggior parte dei quali lavora nella grandi città, Dar es Salaam e Dodoma, mentre le aree rurali periferiche spesso sono completamente sguarnite.

“L’ospedale Matumaini – prosegue Ferrara – ha un bacino di utenza di 20.000 persone, è classificato come dispensario ma le autorità locali lo considerano già Centro Sanitario con possibilità di svolgere tutta l’attività mediche di routine escluso interventi chirurgici complessi. Occorre dunque farlo conoscere, una direzione attenta, la presenza stabile di un oculista o di un optometrista locale. Quando l’affluenza aumenterà in maniera significativa, allora  si potrà pensare ad allestire un laboratorio ottico ed a svolgere attività chirurgica e di formazione”.

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