22 Novembre 2024

La piccola Annie
che ha ritrovato la vista anche grazie ad AMOA

“L’aurora di un nuovo risveglio”: così la mamma commenta la storia della figlia di 6 mesi, Annie Diella Iradukunda. Alla nascita, in un piccolo villaggio del Burundi poco distante da Bujumbura, la bambina, di modeste origini, si comportava come tutti i neonati, anche se cresceva con troppa calma; se la tenevi in braccio o la lasciavi nel letto la ritrovavi nella stessa posizione.

Una fortuna avere una bambina tranquilla direbbe qualcuno, ma di fatto vedeva poco o niente. Solo verso i 3 mesi, un vicino di casa segnala alla mamma Emelyne che la bimba potrebbe avere problemi di vista. La conferma arriva a breve dai medici locali dell’ospedale, che confermano una malformazione congenita di entrambi gli occhi.

Dalla prima visita dell’oculista burundese, il dottor Remezo, non sono passate molte settimane dall’arrivo di due nostri oculisti di AMOA, Gian Luca Laffi e Massimo Di Maita; di comune accordo, Annie è stata quindi riportata all’ospedale Prince Regent Charles di Bujumbura. Confermata la diagnosi di sindrome di Peters, un’anomalia congenita nello sviluppo del segmento anteriore dell’occhio, AMOA ha quindi contattato l’ospedale di Kigali, in Rwanda, diretto dal dottor Piet, per organizzare l’intervento chirurgico e la fondazione Venuste si è subito messa a disposizione per coprire le spese di viaggio, soggiorno e preparazione dei documenti necessari per l’espatrio. Infatti il Burundi ha pochi oculisti chirurghi e formati quasi esclusivamente sull’intervento di cataratta.

Risolte con qualche difficoltà le formalità per arrivare in Rwanda, la piccola Annie insieme alla mamma, all’oculista Remezo e al rappresentante Yvan della fondazione Venuste ha raggiunto il RCEH (Royal Charity Eye Hospital) di Kigali, dove il dottor Piet ha operato in anestesia generale entrambi gli occhi della piccola.

L’intervento ha ridato immediatamente un po’ di vista alla piccola grazie alla riduzione della pressione oculare elevatissima e alla rimozione dell’anomala membrana che impediva alla luce di raggiungere la retina. “L’aurora di un nuovo risveglio”, ha ribadito la mamma ringraziando Dio, la fondazione Venuste Niyongabo, il dottor Remezo e gli oculisti di AMOA.

 

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