Sesta puntata di “Puoi anche tu”: la testimonianza diretta, il racconto di soci, amici, volontari protagonisti in questi anni dell’attività dell’Associazione. E’ la volta di FILIPPO STEVEN FERRARA, FOTOGRAFO.
Prima d’ora non avevo mai assistito né tanto meno fotografato la rimozione di una cataratta. Il primo giorno d’interventi in Etiopia, parliamo di novembre 2018, arrivo nella sala operatoria del Health Center di Wassarà con un leggero ritardo e il dottor Zelalem è già al lavoro.
Al mio ingresso vengo accolto da brevi cenni del capo dalle persone raccolte attorno al tavolo operatorio illuminato dalla lampada scialitica.
La sala è pressoché buia, fatta eccezione per la luce mattutina che filtra da una finestra avvolgendo morbidamente la scena e per la lampada a led che, dall’alto, illumina il telo chirurgico verde acqua al cui centro si staglia un occhio come, sino a quel momento, l’avevo visto solo nelle immagini sui libri di mio padre.
Dopo la breve interruzione dovuta al mio ingresso, l’attenzione dei presenti torna alla cornea che sta per essere incisa. Comincio a muovermi attorno al tavolo al centro della sala, evitando di calpestare gli innumerevoli cavi sul pavimento e cercando il più possibile di non interferire nei movimenti dei medici.
L’oscurità nella sala mi porta a scegliere un tempo di esposizione lungo: quando premo sul pulsante di scatto, i movimenti attorno tavolo operatorio sfumano, la dura luce bianca dei led viene attenuata, diventando una morbida striscia luminosa, i contorni sono smorzati.
Il dottor Zelalem e il suo assistente vengono catturati nei loro movimenti, il verde dei loro camici si fonde con quello del telo chirurgico. Mi concentro sul protagonista della scena, l’occhio opaco sul quale è puntata la lampada scialitica e per un istante devo ripensare a un racconto di Poe. Cambio il tempo d’esposizione e aggiusto il diaframma. Quando porto la macchina al volto, mi giungono frammenti di frasi in inglese, termini tecnici e sconosciuti che, nei giorni seguenti, diverranno normalità. Così come diverranno normalità le innumerevoli operazioni, visite, domande di rito e raccomandazioni ai pazienti, il teff e le battute delle suore e novizie di Wasserà, la jeep del dottor Cenerini e le strade sterrate, la strumentazione oftalmica e i bambini così come la compagnia di Gian Luca Laffi, Nicoletta, Stefano Cenerini e Raquel, l’infermiera che ci avrebbe accompagnati fino a Bacho, e il loro fondamentale lavoro che ho avuto l’onore di documentare.