22 Novembre 2024

Aggiornamento Covid:
“Qui, nel Madagascar
che soffre, con l’incubo coronavirus”

Il Madagascar nei giorni del coronavirus.
La toccante testimonianza da Ihosy
di padre Attilio Mombelli, responsabile
della locale missione cattolica

Covid19 ha purtroppo colpito tutto il mondo, anche se attualmente sembra in modo marginale l’Africa. Non per questo si può essere tranquilli. In Madagascar, alla data del 7 luglio 2020, le statistiche ufficiali del Ministero della Sanità malgascio riferiscono 3472 casi conclamati, di cui 2252 in terapia, 1187 guariti, 41 in condizioni gravi e solo 33 deceduti. Questi dati ufficiali sono sicuramente sottostimati.  Va sottolineato come gli ospedali pubblici siano pochissimi, con prestazioni peraltro a pagamento, e i posti in rianimazione rarissimi. Gli ospedali privati che possono assicurare prestazioni gratuite sono nelle missioni, ma non hanno terapie intensive e rianimazioni. I responsabili della sanità stimolano moltissimo l’uso di una bevanda, “Covid-Organics” (nella foto), preparata con erbe locali e soprattutto artemisia, ma mai validata da alcuno studio scientifico.

Riguardo alla situazione reale in Madagascar, ecco la testimonianza da Ihosy, cittadina nel sud del Paese, di padre Attilio Mombelli, responsabile della locale missione cattolica, raccolta dal socio AMOA Lino De Marinis.

In Madagascar il coronavirus è arrivato in aereo

Noi abbiamo seguito con preoccupazione e anche con paura l’evolversi della malattia con le sue conseguenze disastrose. Si parlava di centinaia di morti, di migliaia di casi gravi, ecc. ma era un “fatto” lontano. Poi, due settimane prima di Pasqua, le cose sono cambiate improvvisamente: è stato annunciato ufficialmente che il virus era arrivato anche da noi, in Madagascar, “importato per aereo” poiché i primi casi sono stati constatati su passeggeri arrivati in volo. Abbiamo sempre seguito, con attenzione, la situazione difficile e dolorosa in cui quasi tutti i popoli del mondo si trovano. Sono state organizzate veglie e giornate di preghiera ricordando le tante vittime di questo virus e pregando per tutte le persone sofferenti per questa malattia. Ma la situazione non è più lontana come prima, quando si sentivano le notizie che riguardavano paesi e nazioni lontane. Ora, purtroppo, il coronavirus è arrivato anche qui da noi, in Madagascar, e l’epidemia si sta espandendo lentamente, dicono, ma senza fermarsi. Le cifre comunicate ufficialmente sono relativamente basse, ma certamente non sono vere. Non è che i responsabili vogliano mentire, raccontando frottole, ma comunicano quelle notizie che possono avere attraverso i pochi controlli possibili; ma è chiaro che il governo, pur con tutta la migliore volontà possibile, non può e non potrà mai controllare tutto il territorio.

Se l’epidemia dovesse scoppiare…

La situazione è poco chiara; c’è da temere che se l’epidemia dovesse scoppiare’non sarà una pandemia, ma un… pandemonio. Come può la gente restare isolata? Famiglie di 5, 8, 10 persone che vivono in due stanze di quattro metri per tre ciascuna, senza acqua né servizi. Persone che vivono oggi con quello che hanno guadagnato ieri e se non guadagnano qualche cosa oggi, domani non mangeranno. Come si può creare un isolamento quando si vive in casette separate l’una dall’altra da meno di un metro, con porte e finestre che devono restare spalancate perché sono senza vetri? Come proteggersi dai contatti quando nei mercatini lungo le strade i venditori e gli acquirenti sono ammassati in poco spazio, e dove, continuamente, la merce da vendere è presa in mano da tutti quelli che la vorrebbero comperare, e che poi magari la lasciano lì?

Gli “straccetti” e le punizioni

E le mascherine? È stato decretato che tutti devono portare le mascherine e chi è sorpreso “senza” verrà punito, sarà costretto a lavorare per una mezza giornata o anche una giornata intera a pulire i canali delle fogne, che sono sempre pieni di tutto, oppure a fare qualche altro lavoretto di servizio pubblico (logicamente senza nessuna protezione… piedi scalzi, devono trattare la “roba” con delle pale, ma sovente anche con le mani senza guanti). Per paura di questa “punizione” quasi tutti portano, legato alle orecchie, uno straccetto più piccolo di un mezzo fazzoletto, che copre il mento, ma lascia libera la bocca e il naso. Poi, se intravvedono lontano qualche pattuglia di soldati, muniti di manganelli, in fretta si coprono naso e bocca, ma appena la pattuglia è passata si tirano giù di nuovo lo straccetto come prima. C’è poi la cattiva amministrazione, per non dire corruzione generale: persone che vogliono andarsene da villaggi o città “confinés” (isolate), sospette di essere portatrici del virus, che “comperano” il passaggio per ritornare nella “tanindrazana” (regione d’origine), senza subire nessun controllo. Poi, magari dopo qualche settimana, sono ricercate per essere isolate. Ma nel frattempo quante persone hanno contattato e contagiato!

È un’utopia pensare di proteggersi così!  Bisogna solo sperare e credere che la gente si possa proteggere con gli anticorpi che hanno già dentro! Forse gli unici posti dove sono osservate di più le regole di sicurezza sono le chiese dove bisogna tenere le mascherine e osservare il metro di distanza nei posti a sedere e anche negli spostamenti e per questo sono state soppresse le processioni durante le celebrazioni; ci si sposta solo per la Santa Comunione. Ma in queste cerimonie sono io che sovente non ce la faccio a tenere la mascherina: per la distribuzione della Comunione sì, riesco, ma durante la predica e la preghiera, quando bisogna parlare un po’ più forte, con la mascherina mi manca il fiato!

Non si studia, c’è poco lavoro e imperversa
la siccità

Ecco, ho condiviso un poco di come stiamo cercando di reagire a questo Covid-19. Ci sarebbe ancora da dire sulla situazione dei bambini e dei giovani che non studiano perché le scuole sono chiuse; sulla situazione di tante persone (commercianti, autisti, trasportatori) che non hanno più  o hanno poco lavoro. Bisognerebbe parlare ancora della siccità e della carestia che ormai sono iniziate. Infatti, la stagione delle piogge è stata terribile in tutto il sud del Madagascar: non c’è stato il raccolto del riso, che ora scarseggia già sul mercato. Le steppe sono secche e i buoi diminuiscono; anche l’acqua potabile sta diventando un problema: i pozzi si stanno asciugando, i torrenti sono già secchi e nei fiumi resta pochissima acqua, anche i pesci stanno scomparendo. E abbiamo davanti ancora almeno 4 mesi prima delle prossime piogge. È una situazione difficile quella che ci aspetta.

Dobbiamo però andare avanti con coraggio e fiducia nelle possibilità di reagire che la gente ha sempre dimostrato nei momenti difficili; ma andare avanti anche con vera Fede nel Signore e nella sua Provvidenza, cercando di superare la paura di questa malattia e tutte queste situazioni di sofferenza e anche di ingiustizia che fanno soffrire soprattutto, come sempre, i più poveri, i più sofferenti, i più denutriti.

Come si evince da questa diretta e toccante testimonianza, la situazione, soprattutto al sud ed in altre zone più depresse del Madagascar potrebbe precipitare da un momento all’altro, anche in concomitanza di una prossima possibile carestia. Inoltre la diffusione, mai cessata, della malaria, sta provocando ancora tanti morti, soprattutto tra i bambini, per cui la mortalità tra la popolazione non è destinata a diminuire. Noi volontari AMOA, in questo anno 2020, non possiamo programmare missioni in questo bellissimo, affascinante, ma sempre più martoriato Paese, ma ci auguriamo di poterlo fare al più presto possibile.

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