Un ambulatorio di oculistica e un laboratorio di ottica ad Harare, capitale dello Zimbabwe. È il nuovo progetto, di cui si stanno mettendo a regime tempistiche ed interventi, di AMOA per il Paese africano.
“L’idea è quella di utilizzare gli ampi spazi, ora liberati, del centro sanitario dedicato alle donne bisognose e che fino a poco tempo fa era gestito dalle Piccole Suore di Maria – spiega Marzia Capuccini, medico oculista, veterana delle missioni AMOA in Zimbabwe -. AMOA si potrà avvalere della collaborazione dei volontari dell’Associazione Spagnolli-Bazzoni di Rovereto, che metterebbe a disposizione l’ambulatorio oculistico e la possibilità di montare lenti a basso costo. Come AMOA abbiamo già deciso di sostenere, assieme ad alcuni sponsor, la formazione di personale locale ed abbiamo acquisito un microscopio portatile che potrebbe anche essere utilizzato per aumentare sensibilmente il numero degli interventi all’ospedale ‘Luisa Guidotti’ di Mutoko e in altri presìdi locali gestiti dai missionari. In sostanza, il progetto si propone di attivare e mantenere aperti regolarmente un ambulatorio oculistico e un laboratorio di ottica per soddisfare le esigenze di diverse fasce di popolazione, oltre ad avviare un’importante attività di chirurgia oculistica ambulatoriale ad Harare e a potenziare quella in altri centri”.
Una collaborazione lunga 15 anni
La nascita della collaborazione di AMOA in Zimbabwe risale al 2006, in seguito all’incontro tra i dottori Alessandro Mularoni e Gian Luca Laffi con la dottoressa Marilena Pesaresi, direttrice allora del “Luisa Guidotti Hospital” di Mutoko. L’ospedale, che negli anni è stato ampliato e ristrutturato, è situato all’interno della missione cattolica “All Souls”, a circa 170 chilometri dalla capitale Harare. AMOA da subito allestì un ambulatorio oculistico donando tutta la strumentazione e iniziò a sostenere economicamente l’attività di un TSO locale.
Negli ultimi anni l’ospedale “Luisa Guidotti” è diventato un centro provinciale per l’oftalmologia e AMOA ha avviato una collaborazione con un team locale formato da oculisti e TSO diretti dal dottor Aaron Magava, mentre Mathias Mukona, oculista e medico militare, esegue gli interventi. AMOA, infatti, dal 2018 finanzia due “eyecamps” all’anno, della durata di circa una settimana, durante i quali vengono operate decine di pazienti. Purtroppo l’attività nel 2020 è stata sospesa causa Covid. Si conta di ricominciare appena sarà possibile.
“Quando arrivammo, una realtà inimmaginabile…”
“La mia prima missione con AMOA fu proprio in Zimbabwe, nell’agosto del 2007 – ricorda Marzia Capuccini – insieme ai colleghi Giovanna Possati, Massimo Di Maita, Alessandro Sala. Un battesimo di fuoco. Ci trovammo catapultati in una realtà inimmaginabile: supermercati desolatamente vuoti, dove scarseggiava persino il pane, per non parlare di carne e acqua minerale. Alla missione di ‘All Soul’ mancavano acqua ed elettricità. Per lavarci si doveva raccogliere l’acqua nelle poche ore in cui era disponibile e mettere le sacche a riscaldare al sole. Ma noi eravamo comunque privilegiati. Oggi le cose sono certamente migliorate, ma la situazione del Paese resta sempre estremamente precaria per cui questo nuovo progetto di AMOA può risultare davvero importante”.